Tuffarsi in altri mondi: la sezione Venice Immersive dell'81^ Mostra del Cinema

 
 

Forse non tutti i cinefili che approdano ogni anno al Lido di Venezia per la Mostra del Cinema sanno che esiste un luogo antico, un’isola per l’esattezza, che ospita quanto di più innovativo possa esistere nel panorama cinematografico contemporaneo (e del futuro). 

Sull’isoletta del Lazzaretto Vecchio, proprio dietro al PalaBiennale e alla riva di Corinto (luoghi ben noti ai frequentatori del Festival), ha sede da alcuni anni la sezione Venice Immersive, interamente dedicata a opere in Extended Reality di qualsiasi lunghezza, comprese installazioni, haptic (tecnologie che consentono di trasmettere sensazioni tattili all'utente attraverso l'interazione con un dispositivo) e mondi virtuali.

Potrebbe apparire curiosa la scelta di tale posizione, che è leggermente decentrata rispetto all’area della Mostra. Inoltre è un’isola, per cui occorre un mezzo acqueo per poterla raggiungere. Ma, naturalmente, la Biennale ha predisposto un servizio per permettere agli accreditati di arrivarci comodamente tramite una navetta che la collega alla riva del Lido in un tragitto di soli 3 minuti.

La scelta di tale ubicazione, poi, è tutt’altro che di comodo o casuale. Essa infatti rappresenta il connubio perfetto tra la storia passata della città di Venezia e il tempo presente e futuro. Il Lazzaretto Vecchio, infatti, prende il nome dalla destinazione d’uso che la Repubblica Serenissima le aveva assegnato nel lontano 1423 come luogo di isolamento per i malati di peste. Esso si distingueva dal Lazzaretto Nuovo, altra isola utilizzata invece per le quarantene, e nell'Ottocento fu adibito a magazzino militare, per poi diventare canile municipale per trent’anni dal 1965, fino al recupero come luogo per questa speciale sezione della Mostra del Cinema.

In questo contesto di efficace integrazione tra antico e moderno, la selezione di Venice Immersive di quest’anno è composta da 63 opere (6 video a 360°, 15 progetti VR Standalone, 17 Installazioni, 23 mondi virtuali su VRChat) da venticinque paesi, suddivisa in: 26 progetti in Concorso; 30 progetti nella sezione Best of Immersive, di cui 10 progetti Best of Experiences e 20 progetti Best of Worlds; 7 progetti sviluppati nel corso di Biennale College Cinema Immersive.

Arrivando al Lazzaretto, si entra subito in un ambiente chiuso e dalla luce soffusa dove, nei suoi diversi corridoi, vi è un labirinto di postazioni presso le quali è possibile indossare un visore ed entrare in altri mondi.

Nel cortometraggio in Virtual Reality Une Eau la Nuit (Bodies of Water), per esempio, le registe e artiste visive canadesi Chélanie Beaudin-Quintin e Caroline Laurin-Beaucage fanno letteralmente immergere lo spettatore in una piscina, coinvolgendolo in una visione a 360° di corpi danzanti: la sensazione è quella di riuscire a respirare sott’acqua. Questa è un'opera che sembra più un’installazione di arte contemporanea, ma acquisisce un reale livello di coinvolgimento per il fruitore proprio grazie alla tecnologia della realtà virtuale.

Un soir avec les impressionnistes Paris 1874 di Pierre Gable, che annovera tra i suoi produttori anche il Musée d’Orsay, è invece un mediometraggio di 42 minuti in computer grafica dove Rose, giovane modella e aspirante scrittrice, accompagna lo spettatore in un viaggio alla scoperta dell’arte degli impressionisti. Assistendo ai dialoghi tra i vari artisti che composero il movimento artistico parigino del secondo Ottocento e alla presentazione delle loro opere, al centro dell’esperienza visiva vi è la minuziosa ricostruzione degli ambienti che hanno definito la vita e la carriera di Monet, Cézanne, Renoir, Pissarro, Morisot e tanti altri. E tra questi luoghi spicca l’ex studio del celebre fotografo Nadar in Boulevard des Capucines, dove il 15 aprile 1874 una trentina di pittori impressionisti si riunirono per la prima volta per presentare al pubblico in maniera indipendente una selezione di circa 165 opere. Attingendo certamente dal mondo del videogioco, si può affermare che quest'opera in realtà virtuale abbia una valenza soprattutto divulgativa e didattica. 

Infine Rencontres di Mathieu Pradat è un’installazione che oltre ad essere immersiva è anche interattiva: otto persone dotate di visore entrano in un’area circoscritta e per circa un’ora devono relazionarsi tra loro e reagire a ciò che accade intorno. Il mondo virtuale in cui sono inseriti è nero come l’inchiostro e vi si stagliano le loro figure azzurre e cangianti. L’unica dimensione che rimane “reale” è quella sonora: le persone infatti possono parlare con la loro vera voce e ascoltarsi. L’autore del progetto ha affermato che la sua intenzione è quella «di costruire una rapida e potente solastalgia attorno allo spettacolo del disastro e della desolazione già presenti e ancora da venire». In un mondo che vede gli esseri umani sempre più isolati e distanti, opere immersive come questa intendono far invece riflettere sulla necessità del dialogo e della cooperazione per poter sopravvivere.

Per quanto la Extended Reality possa sembrare ancora una tecnologia lontana dalla quotidianità della maggior parte delle persone, eventi come Venice Immersive - che sono sempre più diffusi - sono indicativi del rapido cambiamento che sta subendo il nostro modo di fruire contenuti audiovisivi. E le evoluzioni sono così repentine che probabilmente non è poi così lontano un futuro in cui ognuno di noi potrà possedere un visore e godere di prodotti VR in streaming, proprio come adesso possiamo fare con film e serie tv.

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