Lamborghini - Sintesi di una leggenda

 

L’interesse nei confronti di Lamborghini – The Man Behind The Legend (Amazon Prime Video) risiede nel desiderio dello spettatore di riattraversare sullo schermo le tappe di una storia che conosce. E la pellicola di Robert Moresco sembra voler rispettare la rassicurante aspettativa di non sorprendere. Tutto è standardizzato e stereotipato: la giovinezza di Ferruccio Lamborghini è quella di un ragazzo fortunato, bello e ambizioso, che durante il suo percorso nell’italianità non trova neppure particolari conflitti e avversità per non riuscire ad affermarsi.

La confezione simile a quella di una fiction televisiva, in una delle sue versioni peggiori, è stata forse la critica principale rivolta nei confronti del film. Ma una produzione pensata e realizzata per il pubblico generalista televisivo è spesso e volentieri un lavoro studiato per rispondere alle esigenze di un target ampio e trasversale, e che il più delle volte non è abituato, e neppure interessato, a fornire un giudizio di valore che si estenda al di là della capacità di sintetizzare la vita del protagonista.

Nel caso di Lamborghini, ciò che sorprende è la sua collocazione all’interno di una piattaforma come Amazon Prime Video, di solito indirizzata a dare maggior peso alla qualità del film o della serie tv da promuovere, e meno alla sola capacità attrattiva della storia o del fascino di un personaggio. L’utente medio di Prime si propone senz’altro come uno spettatore con un’alfabetizzazione cinematografica più matura e non si aspetterebbe di trovarsi di fronte a un biopic che ha gli stessi connotati di un film televisivo, nel senso vecchio e dispregiativo del termine.

Sarebbe quindi troppo semplice bollare questo Lamborghini soltanto come un’opera sciatta e superficiale. Piuttosto, Lamborghini potrebbe rappresentare il ritorno a un modello di riferimento e a una formula che azzerano completamente ogni complessità realizzativa e narrativa, per rimettere al centro la promozione di un personaggio, la sua immagine, la sua celebrazione. Una formula che riconsideri la richiesta di affidarsi ai luoghi comuni per raccontare attraverso la semplificazione e la sintesi, rendendosi così fruibile da chiunque.

La vita di Ferruccio è ridotta allo stretto necessario in poco meno di novanta minuti: l’intenzione di non voler ereditare la fattoria di famiglia, ma di cimentarsi nella costruzione di trattori efficienti ed economici; la rivalità con Enzo Ferrari, che lo porterà a voler dimostrare a sé stesso e agli altri di poter creare l’auto più veloce ed esteticamente più bella del mondo; la crisi del petrolio e gli scioperi che comportano l’inevitabile cessione della sua quota dell’azienda.

Dichiaratamente stringato e sommario, Lamborghini trova una ragion d’essere nella sua essenza promozionale e pubblicitaria, ed è una natura che non avrà certamente niente da condividere con Ferrari di Michael Mann, uno dei film più attesi dell’anno, a cui qualcuno vorrebbe accostarlo per il gusto di giocare a un duello cinefilo. Ma la corsa di questo film avviene in una pista molto diversa rispetto a quella delle altre macchine. Il giudizio di valore risulta perciò un problema secondario. Il risultato a cui invece potrebbe aspirare Lamborghini è quello di provare ad attirare un pubblico che cerca subito gli highlights, desideroso di guardare soltanto i momenti salienti e leggere la cronistoria su Wikipedia. E che ancora non si trova ad avere piena confidenza con le piattaforme, ma che può restare affascinato dalla superficie della leggenda, proprio perché non si addentra nelle crepe interiori e non ha intenzione di esplorare alcuna zona d’ombra.

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