Mrs. Maisel: giunge al termine l’iconica serie Prime

 
 

Dopo sei anni e cinque stagioni, il 26 maggio 2023 è giunta al termine la serie iconica La fantastica signora Maisel (The Marvelous Mrs. Maisel), uno dei prodotti di punta e tra i più apprezzati da critica e pubblico della piattaforma Amazon Prime Video.

Ideata da Amy Sherman-Palladino, affiancata alla produzione esecutiva dal marito Daniel Palladino – già noti negli stessi ruoli per Una mamma per amica – la serie narra la storia di Miriam “Midge” Maisel, impeccabile giovane casalinga e madre dell’alta società ebrea di Manhattan alla fine degli anni Cinquanta che, lasciata dal marito Joel per la segretaria, si ritrova a fare i conti con sé stessa e il suo vero desiderio: diventare una stand-up comedian di successo.

Nel corso delle stagioni vediamo Midge alle prese con tutte le peripezie e le difficoltà scaturite inizialmente da una scelta subita, quella del marito, ma poi soprattutto dalle sue stesse decisioni per raggiungere l’obiettivo. Obiettivo di cui acquisisce piena consapevolezza solo grazie alla sua futura manager Susie Myerson, che si accorge delle sue straordinarie capacità nel corso della sua prima esibizione improvvisata al Gaslight Café (storico locale del Greenwich Village realmente esistito, attivo dal 1958 al 1971), stesso luogo in cui aveva tentato di esibirsi lo stesso Joel, con risultati comici, però, piuttosto mediocri.

Se certamente La fantastica signora Maisel si può definire una serie femminile che strizza l’occhio al glamour e all’intrattenimento grazie anche a una messa in scena storica curata fin nei minimi dettagli, è impossibile non notarne l’intento fortemente femminista. Il femminismo della protagonista, veicolato soprattutto dalla ricerca della sua specifica identità individuale di donna, si evolve sempre di più nel tempo, partendo da una inconsapevolezza iniziale di totale accettazione del ruolo forzato di moglie e madre, fino a raggiungere il culmine nella totale affermazione di sé.

Una affermazione che si realizza dopo innumerevoli ostacoli nel contesto della stand-up comedy statunitense degli anni Cinquanta e Sessanta, un ambito professionale quasi completamente dominato dagli uomini e dalle logiche del maschilismo e del patriarcato, che permeano tutta la società e di cui lei stessa è vittima. Midge infatti, per poter arrivare alla posizione che desidera, si ritrova costretta a trascurare altri aspetti importanti della sua vita come il rapporto con i suoi figli che, come si vede nell’ultima stagione, una volta cresciuti mostrano conseguenze psicologiche negative perché sentitisi trascurati dalla loro madre e allo stesso tempo sopraffatti dalla sua abnorme personalità.

Pur combattendo strenuamente per farsi strada in un mondo maschile spesso ottuso e prevaricante, Midge riesce con naturalezza, grazie al suo acume ancor più che alla sua bellezza esteriore, ad avere proprio diversi uomini come alleati: dal marito Joel – il rapporto con il quale non si esaurirà mai e che rimarrà comunque solido nel sostegno reciproco nel corso del tempo – a Lenny Bruce – collega comico di successo ma tormentato, che ha sempre creduto in lei – da Gordon Ford – conduttore tv per cui Midge diventerà autrice, che nel tentativo ultimo di ostacolarla in realtà la consacrerà al successo – fino al padre Abe – personaggio con tratti caratteriali ossessivo-compulsivi, spesso esasperanti, che però alla fine riconoscerà a pieno la forza e le doti della figlia.

Le questioni del rapporto con il maschile e del femminismo come affermazione del sé trovano il loro contraltare proprio nella relazione che Midge ha con il femminile. Lei ha un rapporto quasi maniacale con il suo aspetto esteriore, specialmente con il trucco e l’abbigliamento, che la fanno sentire “donna” nel vero senso della parola. Ossessione che condivide con le altre donne della sua vita, tra cui la madre – con cui ha un rapporto piuttosto altalenante – e le amiche. Con tutte tranne che con una, la sua manager Susie che, se di canonicamente “femminile” ha ben poco a livello esteriore, è la persona che più sostiene la protagonista in un autentico rapporto di amore e sorellanza e che sarà l’unico a sopravvivere, nonostante una grave battuta d’arresto che sembrava irrecuperabile, fino alla vecchiaia di Midge.

Non basterebbe un libro per rendere giustizia a La fantastica signora Maisel, un prodotto che ha saputo raccontare una storia di scoperta, appropriazione e affermazione di identità femminile che, pur essendo ambientata tra gli anni Cinquanta e Sessanta, è di una sconcertante attualità, potendo tranquillamente essere ambientata ai giorni nostri. Il messaggio di fondo infatti è che, oggi come allora, per raggiungere ciò che veramente desidera, una donna deve ancora saper rompere gli schemi e continuare a trasformare le peggiori crisi nelle migliori opportunità. Nell’ultimo episodio Midge del resto dice «Non sono brava a seguire le regole». Una frase che si trasforma in un motto e in un invito a tutte le donne.

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