Please Baby Please: tra Arancia Meccanica e West Side Story

 

Una sequenza di ballo apre il nuovo lungometraggio di Amanda Kramer, presentato al Festival di Rotterdam e disponibile in streaming su MUBI a partire dal 31 marzo 2023.  A danzare sono una “banda” di delinquenti o semplicemente folli (che immediatamente ci ricordano i drughi di Arancia Meccanica) dediti all’ultraviolenza. Ci troviamo a Manhattan, negli anni Cinquanta. Una coppia di neosposi - Suze (Andrea Riseborough) e Arthur (Harry Melling) - assiste alle manifestazioni insensate di brutalità; tra questi ultimi e la gang (che si aggira per le strade con spranghe e giacche di pelle) si instaura un legame morboso e ossessivo, al punto da mettere in discussione sentimenti e identità.

Non si tratta né di una rivisitazione di Kubrick né di un nuovo West Side Story; Please Baby Please chiarisce sin da subito le tematiche che vuole affrontare, o persino combattere. Si parla di mascolinità tossica, di dominazione, di ricompense che - in quanto uomini - vanno riscosse. Alcuni uomini sono il tipo di uomini da temere, altri sono il tipo di uomini che gli altri vogliono abbracciare. Tutto si riduce, allora, ad una sfida tra violenza e sensibilità: il mondo degli uomini (la parola viene ripetuta continuamente, per enfatizzare la virilità), in fondo, è sempre stato fatto di confronti e misure. È proprio su questo che la regista fa leva, adattando, però, la narrazione ad un ritmo giocoso, che non si prende mai troppo sul serio.

È proprio all’interno di questo gioco che si sviluppano le dinamiche della coppia di neosposi che, dopo essere stati a contatto con la violenza, ne rimangono traumatizzati e - al tempo stesso - illuminati. Si iniziano a esaminare i desideri, l’idea del piacere, la vigliaccheria ed il coraggio. È stupefacente quello che non so di te, dice Arthur a Suze, come se questa consapevolezza da un lato lo spaventasse, dall’altro lo tranquillizzasse. Come se, infatti, gli desse speranza: c’è ancora tempo per conoscersi o scoprire di non essere affatto quello che si credeva di essere. In cosa ci si identifica? Prendendo come riferimento una scala di appartenenza, ad esempio, in che tipo di standard ci si riconosce? È questo il punto fondamentale della questione: una volta individuata una posizione - quella più idonea - poi come riesce a sentirsi all’altezza? È Karl Glusman che si presta ad essere il punto più alto della scala, il prototipo della mascolinità, con il suo sguardo strafottente e pericoloso. E Arthur, invece, dovrebbe essere esattamente il suo opposto, la parte più debole. 

Please Baby Please si nasconde - forse - sfruttando le strategie di gioco. Vengono analizzate, infatti, una serie di tematiche attuali celate dalle sembianze tipiche del musical (in cui anche la danza, in fondo, si trasforma in un confronto tra sessi), da colori accesi e da un’atmosfera fortemente grottesca.Che opera d’arte è l’uomo: il verso di Amleto viene ripreso da Kramer per suggerire una riflessione su quello che ci si aspetta da un uomo. Come deve comportarsi, come deve muoversi, come deve parlare. È proprio la banda, poi, a dimostrare quanto sia più facile lasciarsi proteggere dal gruppo e dalla forza che (apparentemente) trasmette; è più semplice non esprimere i propri sentimenti, dimostrandosi uomini bruti, che non si lasciano impietosire o intenerire. Non è sufficiente, però, identificarsi con gli uomini, bisogna anche non identificarsi con le donne. 

La pellicola disponibile in streaming su MUBI riscrive i ruoli, deridendo i luoghi comuni della donna che non è solo moglie ma è anche una diva (grazie alla presenza dominante di Demi Moore) e dell’uomo che ha paura della sua potenziale virilità. È proprio negli eccessi che Please Baby Please trova la sua coerenza; nell’esagerare evitando di confrontarsi con altri modelli, come quello di John Waters, uno dei nomi più importanti del cinema indipendente statunitense. Da questo gioco (che si presenta come una sorta di autoanalisi) si esce consapevoli, non necessariamente vincitori. Si arriva ad una verità, mai obbligata, ma sperata.  Liberatoria, imponente, impressionante. 

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