Batman - Caped Crusader: operazione nostalgia per la serie animata DC

 
 

È molto interessante notare come la rivalità tra Marvel e DC Comics venga perpetuata, oggi, anche nell’animazione seriale. Dopo fumetti, film e videogiochi, ora tocca alle piattaforme allestire la nuova sfida. Così, se sul fronte delle serie tv, per il momento, non c’è proprio storia (ma siamo in attesa dell’imminente arrivo di The Penguin), su quello animato i due marchi sembrano essersi mossi all’unisono, dividendosi tra Disney+ e Prime Video. Da una parte l’operazione dichiaratamente nostalgica, a cominciare dal titolo, di X-Men ’97 (ne abbiamo parlato qui), dall’altra la medesima manovra seppur meno sbandierata, di Batman: Caped Crusader. Attenzione, non ci si riferisce esclusivamente al tratto animato scelto o allo stile, sia estetico che drammaturgico, di ogni singolo episodio, ma proprio alla sua essenza. La prima stagione di questo nuovo rilancio, infatti, è strettamente legata con il cult ormai leggendario degli anni Novanta, Batman per l’appunto, in quanto la firma alla base di entrambi i progetti è la stessa: Bruce Timm. 

L’autore si circonda di produttori illustri come il fumettista Ed Brubaker, J.J. Abrams (che non ha bisogno di presentazioni) e Matt Reeves, regista di The Batman, l’ultimo tassello cinematografico con Robert Pattinson nei panni dell’Uomo pipistrello. Lavorando in completa sottrazione, lasciando quindi emergere uno stile minimalista, cupo e grottesco, determinato da un’animazione semplice e snella nei movimenti e tagliente e bidimensionale nelle scenografie, Timm preferisce ricostruire le sensazioni del passato: vuole calare il pubblico dentro il filone noir prima ancora che nell’universo di Batman (fateci caso, ci sono moltissimi personaggi secondari che rubano la scena al protagonista, così come emerge sempre più la faccia collettiva di Gotham City invece che le storie dei più amati villain – Harley Quinn, Catwoman, Pinguino, Dent, etc. – qui solamente abbozzate dando molto materiale per scontato).

Così, Batman: Caped Crusader funziona e convince su due binari differenti: da una parte grazie a un’evidente, ma intelligente, operazione nostalgia, orchestrata in punta di penna e capace di riaccendere e scaldare nuovamente gli animi sopiti di chi vedeva la serie degli anni Novanta come un piccolo cult affettivo; dall’altra riesce a proporre un’ulteriore versione delle avventure di Wayne (che recentemente stanno spopolando su qualsiasi linguaggio d’intrattenimento) lontana dai fasti roboanti dello show business contemporaneo, ma in grado di colpire direttamente al cuore, in maniera così insolitamente schietta e puntuale da risultare anacronistica. Esattamente come il tratto già discusso poco fa che, a questo punto, diventa ancor più prezioso perché portavoce di una forma estetica coerente e perfetta per veicolare gli intenti tematici del progetto.

Simone Soranna

Simone Soranna, classe 1991, laureato in Lettere moderne. È caporedattore del portale LongTake.it, scrive per la rivista Cineforum, lavora come corrispondente dai maggiori festival internazionali (Cannes, Venezia, Berlino) per Fred Film Radio e ha collaborato come anchorman per SkyCinema.

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