Il Miniaturista
A distanza di sei anni dalla messa in onda su BBC One, il period drama britannico-statunitense Il Miniaturista approda su Sky e Now Tv. Ispiratisi al libro omonimo di Jessie Burton, autrice che rimase sedotta dalla visione della casa delle bambole appartenuta alla famosa ereditiera Petronella Oortman, il regista Guillem Morales e lo sceneggiatore John Brownlow realizzano una miniserie di sofisticata eleganza in cui i personaggi diventano elementi figurativi di un impianto luministico vermeeriano.
Nelle tre puntate da 53 minuti circa si diffonde una malinconia fantastica – nell’accezione straniante della letteratura novecentesca – sposata a un classicismo di maniera che rievoca gli inquinamenti magici e il folclore di una terra vergine, appena liberatasi dal giogo spagnolo. Siamo ad Amsterdam, nella seconda metà del ‘600 e nella vita cittadina brulicante di avventurosi mercanti e laboriosi calvinisti. Si narra della famiglia Brandt, il mercante Johannes e sua sorella Marin, serviti da una giovane domestica e da un tuttofare nero. Giunta dalla campagna, la vulnerabile e sensibile Nella Petronella si unisce in matrimonio a Johannes Brandt per risanare i debiti familiari. La sua venuta desta preoccupazione in Marin, la quale sembra voler tenere nascosto un segreto che potrebbe minare il buon nome familiare, soprattutto dopo che suo fratello regala una misteriosa casa delle bambole a Nella.
Il Miniaturista è una dettagliata composizione di interni resa vivida dai contrasti chiaroscurali della fotografia e dalle pose studiate, come in un ritratto di Frans Hals o un dipinto di Vermeer, che proprio in quegli anni portavano avanti rigorosi studi sugli effetti luministici di soggetti e ritratti collettivi e sulle varietà tonali capaci di restituire immediatezza emotiva e grande profondità lirica. Nella, rivisitata in chiave femminista contemporanea, il cui volto è quello espressivo di Anya Taylor-Joy, è una delle “fanciulle” del pittore di Delft, circonfusa di luce, racchiusa in una dimora-prigione, stretta tra baldacchini preziosi, sete cinesi e dipinti a olio; la ragazza cerca in tutti i modi di sedurre il misterioso Johannes, ma senza fortuna, raccogliendo da un enigmatico personaggio tante suggestive miniature per la sua casa delle bambole recanti presagi di un futuro nebuloso, come suggerisce l’intrigo che sta alla base del plot. Il punto di forza della serie è l’interpretazione degli attori, su tutti Anya Taylor-Joy e Romola Garai, sulle quali incombe un orrore sociale inesploso, sospeso come una nuvola tossica che le costringe a vagare senza ristoro, tra le asfittiche pareti domestiche e le vie della città, intrecciando rapporti strategici con mercanti di zucchero e bottegai e cercando di rimanere a galla in un sottobosco di menzogne e ipocrisie.
In bilico tra atmosfere mistery e le losche trame di un family drama, Il Miniaturista si trasforma già dal primo episodio in un’opera filologicamente iconografica, poiché è un monumento alle corrispondenze dei quadri di Vermeer: ne richiama temi, motivi e interi impianti figurativi, calando i personaggi in studiati rapporti spaziali e prospettici, all’interno di un complotto di famiglia che è allegoria di una società nazionalista e poco inclusiva. Amsterdam è infatti centro propulsore di maldicenze e lotte classiste, di esclusione sociale e di un pensiero suprematista che produce condanne a tutto spiano. La scrittura di Brownlow si fa viatico cristallino ed esauriente di tale varietà di temi e motivi, andando a intrecciare ruoli femminili forti e una feroce critica alla mascolinità misogina, facendosi strada in una realtà fredda e brutale che solo un’opera d’arte, o la somiglianza con essa, riesce a trasfigurare e incarnare in allegoria e simbolo: è infatti in una sequenza particolarmente significativa che è racchiuso il senso formale e artistico dell’opera, quella in cui Johannes sostiene che “a volte il dipinto è più bello della realtà che rappresenta”.