Ossessione: il danno di un adattamento
Era meglio il libro.
Una frase che abbiamo sentito tutti almeno una volta e, se non l’abbiamo pronunciata noi stessi, sicuramente l’abbiamo pensata. Una frase che però vuol dire ben poco del prodotto in sé. È più una testimonianza dell’amore incondizionato, possessivo e quasi morboso che prova il lettore nei confronti di un libro che ha amato. Al cospetto della nostra immaginazione, dei personaggi che le parole hanno suscitato in noi, ben poco può competere un film di due ore o persino una serie. E, se l’adattamento è ben riuscito, il lettore probabilmente si sentirà quasi in colpa per averlo gradito, come se avesse in qualche modo tradito il libro. Bisogna quindi evitare il più possibile di affidarsi a parametri di fedeltà all’originale quando si valuta un adattamento.
Tuttavia per tutta la durata delle quattro puntate di Ossessione, la nuova serie Netflix con Richard Armitage e Charlie Murphy, non si può fare a meno di ricercare l’essenza del capolavoro di Josephine Hart da cui è tratto, Il danno. È doloroso ammettere che la ricerca risulterà vana. I punti principali della trama, a onor del vero, seguono abbastanza fedelmente quelli del romanzo del 1991, specialmente nella prima parte della serie. La tormentata passione tra il protagonista e la fidanzata del proprio figlio rimane il fulcro della narrazione, ma l’essenza stessa dei personaggi principali viene snaturata, rendendo incongruente il dispiegarsi della vicenda, come dimostra il confusionario finale.
A prima vista il cambiamento più evidente è quello apportato all’ambiente famigliare. La perfetta famiglia inglese, con la moglie casalinga e la figlia fidanzata con un ricco giovane, è stata aggiornata. Ora la famiglia è di origine mista, la moglie un avvocato di successo e la figlia lesbica. Ma questi cambiamenti non risultano cruciali. In più di trent’anni sono cambiati i parametri di una famiglia ideale, ma la convenzionalità e la perfezione superficiale, fondamentali nel romanzo, permangono anche in questo adattamento.
Il problema è che, nel tentativo di rendere i personaggi più in linea alle sensibilità odierne, si è perso il fascino magnetico che essi avevano nelle pagine. È in particolare il personaggio di Anna, la protagonista femminile, a soffrirne di più. Josephine Hart aveva creato sulla carta un’entità quasi divina nella sua perversione, in completo controllo di sé e della propria situazione, che nel sottomettersi ai desideri dell’amante trova il proprio potere. Nella serie invece troviamo una giovane in balia degli eventi ed emotivamente instabile, una vittima che cerca in ogni modo di superare il proprio trauma. Gli autori sono stati mossi senza dubbio dalle migliori intenzioni in questa scelta, pensando forse di espiare il personaggio femminile, liberandolo dall’archetipo della femme fatale. Così facendo hanno però ridotto una donna forte e in controllo della propria sessualità a una passività insostenibile, e una sublime parabola di passione irrefrenabile e quasi divina in una banale storia di infatuazione di un uomo di mezz’età con una donna più giovane.
Certo il passaggio dalla prima persona del romanzo all’oggettività filmica non è mai semplice, tuttavia non è impossibile, come dimostra l’adattamento di Il danno che girò Louis Malle l’anno seguente l’uscita del romanzo. Anche in questo caso il film è un’opera a sé stante, tuttavia è coerente nel suo dispiegarsi e il regista sfrutta al meglio le potenzialità del suo medium, in particolare il carisma del protagonista Jeremy Irons, su cui si basa il fascino di questa pellicola indimenticabile.
Leggendo i titoli delle recensioni della serie Netflix appare evidente che il cavallo di battaglia di Ossessione, “la serie più perversa mai uscita su Netflix”, dovrebbe essere la sua componente trasgressiva. Ma dopo averla vista ci si trova a chiedersi che cosa mai ci sarà di così eccitante in una banale storia di tradimento tra personaggi insulsi e dimenticabili. Non importa quante scene di sesso siano riusciti a infilare nel minutaggio di ogni puntata, non potranno compensare il potere magnetico della Anna del libro o il fascino travolgente del protagonista interpretato da Jeremy Irons.