Operazione Speciale Lioness: una spy story al femminile

 
 

Joe (Zoe Saldaña) è a capo del programma militare Lioness e deve scovare la risorsa giusta da infiltrare per sgominare una pericolosa organizzazione terroristica. Cruz Manuelos (Laysla De Oliveira) è la prescelta: donna granitica e con un recente trascorso di violenze alle spalle, deve barcamenarsi in un controverso rapporto con la figlia di un noto terrorista, fingersi sua amica e confidente e manipolarla per arrivare al bersaglio stabilito; intorno al Lioness Engagement Team gravitano una serie di figure di comando tra le quali spicca Kaitlyn Meade (Nicole Kidman) che coordina le operazioni della Cia e, come Joe, deve destreggiarsi tra la famiglia e le pressanti esigenze lavorative.

Operazione Speciale: Lioness, la nuova serie tv creata da Taylor Sheridan, compone un vorticoso affresco spionistico che coniuga azione spettacolare, crudo realismo e attenzione alla componente umana. Tra menzogne e verità, la vicenda ispirata a un reale programma militare statunitense, si organizza intorno a un orizzonte femminile che racchiude ogni elemento riconoscibile della poetica dello showrunner: l’assenza dell’ottica del giudizio e della dicotomia bene-male, la propensione a scandagliare le asperità sentimentali e i conflitti familiari. 

In Operazione Speciale: Lioness la caratterizzazione della donna, così come lo scavo emotivo di personaggi inquieti e un po’ troppo monodimensionali, rivela un “machismo” rosa che, se non può definirsi propriamente femminista, non contribuisce nemmeno a enfatizzare un’ideologia fieramente conservatrice che molti spettatori hanno intravisto nei prodotti seriali e nei film sceneggiati da Sheridan. Accanto ai soliti energumeni pronti alla lotta e agli uomini che vivono asserragliati nella stanza dei bottoni, vi sono infatti donne integerrime che rimangono però bloccate all’interno di una mascolinizzazione che azzera in parte la complessità delle loro figure. Come dicevamo poco sopra, la serie non può però neanche definirsi a trazione esclusivamente nazionalista. 

Basterebbe riportare due affermazioni ravvicinate di Cruz per comprendere fino in fondo il progressismo che è alla base della spy story e che si insinua, sottotraccia, nell’immaginario sovraesposto di un’America spietata e contraddittoria. In chiusura di stagione Cruz sbatte in faccia a Joe la sua verità, dopo la rischiosa operazione speciale condotta sotto copertura: “Abbiamo solo cambiato il prezzo del petrolio e creato la prossima generazione di terroristi”. Gli uomini, in fin dei conti, rimarranno sempre “padri” e “padroni” e le donne saranno sempre più simili a violenti e nerboruti uomini d’azione in una superpotenza  che non ha mai fatto i conti con il suo passato e con i fallimenti delle “guerre giuste”.

Operazione Speciale: Lioness, che come The Mayor of Kingstown è costruita su un impianto narrativo solido, accattivante e di lunga durata, non rifugge dal classico cinema di intrattenimento, anzi, ne potenzia le dinamiche, intervallando l’azione forsennata con l’esplorazione di temi sociali forti come l’ambivalenza della maternità, il rapporto problematico delle donne con il potere costituito, il conflitto tra culture diverse.

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